The House Of The Dead (Serie)

Oggi esco lievemente dai canoni del blog e vi parlerò della mia saga preferita, The House Of The Dead. In realtà “potrei” anche non farlo, dato che qualche anno fà avevo tentato di creare la stessa cosa in formato visivo, e dato che buona parte è già stata “raccontata” da me stesso, spero possiate dedicare qualche minuto per vedere un video che creai sul mio canale YouTube, dove appunto anticipo ciò che poi andrò a finalizzare per iscritto su questa pagina. Per il momento, buona visione!

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Bene, sperando che il video vi sia piaciuto, aggiungerò un paio di foto e informazioni extra, inclusi quelli che nel video ho brevemente trattato, naturalmente non mancheranno le versioni Brasiliane/Coreane e cosi via, dato che su 16PICSEL sono argomento principale, e altri pezzi poco conosciuti in merito a questa bellissima saga.

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House Of The Dead 2, per Sega Dreamcast TEC TOY. L’edizione del disco di gioco è la stessa identica versione NTSC USA, non contiene la lingua Portoghese.

 

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House Of The Dead 1, per Sega Saturn TEC TOY, nella sua bellissima confezione di cartoncino. Anche in questo caso, il disco del gioco è la stessa identica versione di quella Americana NTSC US. Solamente i packaging furuno cambiati/modificati, abbandonando il cerchio della TOTALE produzione di materiale come era avvenuto in passato per Master System, Game Gear e Mega Drive.

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House Of The Dead 2 DEMO KIOSK DISK, versione JAP. Questo disco proviene da un unità demo station che si poteva trovare nei negozi previa lancio dei giochi stessi. E’ una demo a tempo, trovata su Yahoo Auctions parecchi anni fà.

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House of The Dead 2 MANEQUIN DISPLAY, è una versione promozionale che la EMI Holland (che collaborava alla produzione, allora, per i giochi DC Europei) mandò a Sega Europe (Sede Londinese) per un check finale del prodotto prima di essere mandato in stampa definitiva. Nonostante sia sigillato, l’interno è visibilmente vuoto (GD-Rom e libretto mancanti), le informazioni sono molto scarse ma personalmente deduco si tratti di un check visivo sul prodotto imballato/presentazione a cliente. Assieme ho reperito l’invoice originale di spedizione.

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The Typing Of The Dead SEGA PC Korea (WIzard Soft) e SEGA PC MAC Edition JAP, due oggetti molto curiosi, da un lato una rara versione per MAC Giapponese, tenendo presente che il MAC non è certamente una macchina da Gaming (non lo è mai stata), ma in Giappone han tentato (miseramente) di farla passare come tale, dato il successo del gioco, perchè no.

La versione Coreana, distribuita ufficialmente da Wizard Soft, riporta appieno i loghi SEGA. Abbiamo già visto in passato che le licenze dei prodotti Giapponesi, in corea, non erano cose ben viste, tanto meno facili da ottenere, ma a quanto pare le cose cambiarono, o forse il mercato per PC era un mondo tutto a sè stante.

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House Of The Dead 3 per SEGA PC Coreano, ufficialmente distribuito da SEGA, con tanto di logo olografico sul fronte per indicarne l’autenticità. Molto probabilmente le cose tra Sega e Wizard Soft presero delle strade diverse a un certo punto.

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House Of The Dead 4, per Sega LindBergh (Arcade). Per (mia) sfortuna, l’unica copia fisica di HOTD4 è disponibile per i sistemi arcade LindBergh (in sostanza, una Playstation 3/PC inverosimile) su DVD Rom. Il gioco fù rilasciato, in digitale, su Playstation Network nell’aprile del 2012, ben 7 ANNI dopo l’uscita nelle salegiochi (2005).

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The Typing Of The Dead NAOMI Rom Board, la versione arcade di TTOTD, su Sega NAOMI (il Dreamcast in versione Arcade). Questi kit erano esclusivi per il cabinato da sala, in quanto fù uno dei pochissimi giochi ad utilizzare tastiere come controller di gioco (assieme a Lupin The 3rd The Typing), per tanto non è stato facile reperirlo a parte.

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HOTD3 Hot Wheels. Perchè si! 🙂

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E per finire vi lascio con un paio di foto Random della mia collezione di House Of The Dead. Spero vi sia piaciuto il tutto!

Alla prossima

A cura di Manuele “TheDeath”

16PICSEL

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Il Megadrive Asiatico “d’oro” Parte 2

Un piccolo update per quanto riguarda i giochi Megadrive in versione Asiatica, come ve ne avevo parlato nel primissimo articolo con cui ho inaugurato, diciamo, il mio blog 16PICSEL!

Questi giochi sono abbastanza incomuni da reperire, spesso ho dovuto guardare pagine e pagine di Ebay in quanto non indicizzati come pal asia, ma semplicemente come giochi PAL per Megadrive… in sostanza ho dovuto cercare e guardare foto su foto!

Nella sezione si aggiunge:

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Instruments of Chaos Starring Young Indiana Jones, reperito per puro caso (era indicizzato come PAL ASIA), ed è un titolo che non avevo mai visto nè mai giocato. Ahimè dopo una ventina di minuti me ne sono pentito, in quanto il gioco non eccelle certamente. Chi ha provato The Terminator su Super Nintendo capirà.. l’effetto scopa dietro. Peccato.

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Grazie però a questo gioco ho approfondito il discorso, riscontrando che alcune versioni erano quelle NTSC USA, pacchettizate in equal modo, e comunque leggibili dalla console di regione ASIA. Decisamente è stata presa la versione USA e schiaffata con forza all’interno della cartuccia.

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Aladdin, uno dei platform più belli che si possono trovare su Mega Drive (personalmente, dopo RISTAR e CASTLE OF ILLUSION) anche se ho sempre preferito la versione per SNES. Versione NTSC anche in questo caso, reperito da un venditore italiano su ebay.

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Cyborg Justice, che è forse un esperimento più che un gioco.. probabilmente tentarono di realizzare un beat em up con più animazioni fluide possibili e con grafica avveneristica, il gioco però è ripetitivitissimo (esiste come parola? Petaloso?) e alla lunga annoia.

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Batman Returns, un nome, 3 giochi diversi. Su mega CD fù una specie di action/gioco di corse alla Super Chase HQ, su SNES un medio/buono Beat Em up a scorrimento, mentre su Megadrive seguì la scia del predecessore (Sunsoft) come un action/platform, valido, ma nulla di più.

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E infine il re dei picchiaduro, Super Street Fighter II, con una conversione arcade abbastanza convicente e di realizzazione molto valida in generale. Questo è uno dei giochi PAL ASIA che si reperisce con più facilità ma non ha prezzi molto accessibili (50/70Euro), ho optato per una versione molto più economica (20Euro) in quanto mancante di libretto extra in Bianco e Nero.

 

A Cura di Manuele “TheDeath”

16PICSEL

Game Gear TECTOY Brazil!

GameGear TEC TOY!

Portare i propri videogiochi preferiti fuori casa.

In quanti, come me, la notizia fece letteralmente perdere la testa?? Da quando lo vidi per la prima volta in TV, nel programma Bim Bum Bam, riuscì a “rincoglionire” a tal punto i miei genitori che dopo poche settimane avevo il mio Game Gear, assieme a Sonic The Hedgehog e Columns, perchè mamma e papà, “posso mica guardare lo schermo e basta? ci dovrò giocare no”

Certo, vivevo e abitavo a Chivasso (Torino), non è che ci fosse proprio il “mare” a due passi, e di sicuro se uscivo di casa era per andare a scuola, non certo in spiaggia.

E i miei amici della Tec Toy? I Tectoyani? (uhm.. va bhè). Loro sicuramente il mare (i mari) l’avevano, così come avevano anche il Game Gear.

Regnavano indiscussi in tutto il territorio, con Master System e Mega Drive non si parlava d’altro, come potevano non avere il Game Gear? Impossible.

Naturalmente potevano mica “copiare” i prodotti già esistenti in Europa e In America? Ovviamente no, come vi avevo anticipato in merito al Mega Drive II, tutta la produzione e distribuzione era incentrata Brazil-only, abbattendo costi e tempistiche.

Conoscendo abbastanza bene i loro prodotti, dopo che finalmente riuscì a reperire un paio di giochi per Game Gear brasiliano, mi “scappò” un sorriso ironico. Qui in piemonte si dice “Bastian Cuntrari“, ovvero quando una cosa/persona è completamente l’opposto di quello che fanno, solitamente, le altre.

Se in europa e in America i giochi venivano venduti nelle confezioni di cartone, in brasile adottarono un “reciclo” delle custodie dei giochi Master System, e ne modificarono la tipologia relazionandola al Game Gear stesso, che pensandoci bene, fù non solo un ottima idea, ma anche un gran risparmio da parte dell’azienda.

 

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Le confezioni quindi erano niente di meno che le stesse identiche confezioni utilizzate per i giochi Master System (inverosimilmente identiche alle nostre e quelle americane), la grafica ricalcava il classico quadrettone grigio, ma con linee verdi anzichè blu/viola scuro (come nelle versioni PAL). Il layout della grafica era molto simile ai giochi Mega Drive (sempre Tec Toy), con un unica grossa immagine sul retro, e tutte le indicazioni tipiche di produzione/licenza/commercio ecc ecc…

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Il dorso, incluso Power Rangers The Movie (successive release), riprendeva lo stile delle confezioni, con indicazione del sistema di gioco, nome e marca.

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L’interno includeva il classico libretto in bianco e nero (come visto per i giochi Mega Drive, e questa volta non colorato a mano da chissà chi!!) e chiaramente la cartuccia di gioco.

Dato che il case era principalmente usato per i giochi Master System, fù creato un porta cartuccia del porta cartuccia (!?) in modo tale che le cassette potesse alloggiare comodamente. Di fatto questo resta l’unico pezzo “extra produzione” ideato per questa tipologia di giochi.

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Un piccolo dettaglio del libretto, naturalmente tutto in Portoghese.

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Proudly Made By TecToy, nessuna citazione a SEGA come nelle classiche confezioni Americane e Europee (SMS e MD)

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Anche sul retro della cartuccia, giusto per chiarire meglio qual’ora ci fossero ancora dei dubbi.

 

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E infine le release un pò più vecchiotte, come in questo caso Power Rangers The Movie, 1995. Lo stile della confezione fù successivamente preso d’ispirazione alle confezioni viola dei giochi Americani per GameGear.

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Tranne il fatto che, secondo TecToy, il blu con il viola”stava” evidentemente meglio della semplice scritta bianca “GAME GEAR”…

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Affascinanti… Durevoli! Chissà forse dureranno veramente di più nel tempo le versioni Brasiliane che quelle di cartone nostrane? O tu uomo del futuro che stai leggendo questa pagina (?), risolvi l’enigma e fai dilagare la notizia oltre lo spazio cosmico!

No, è che si è fatto tardi.. e sono in fase crollante. Ora vado.

A cura di Manuele “The Death”

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Super Nintendo PLAYTRONIC… tu vò fà l’americano…in Brasile?

Provaci ancora Nintendo!

La commercializzazione del Nintendo NES 8-bit era finita malissimo in Brasile. TecToy, assieme a SEGA, dominavano ogni scena videoludica, abissando completamente chiunque altro si buttasse nel mercato. Nemmeno Nintendo, che ebbe lo stesso successo ma in modo inverso, surclassando ogni rivale nei territori Americani e in buona parte dell’Europa, riuscì nell’impresa.

Semplicemente, immettere un prodotto su mercato, senza un buon distributor, non aveva funzionato, ma proprio per nulla.

Ed ecco che entra in gioco la PLAYTRONIC, nata dall’unione di due compagnie: Estrela, un importante fabbrica di giocattoli Brasiliana ed Gradiente, publisher (già responsabile dei cloni ufficiali per Atari 2600 e Msx).

Sussidiaria di Nintendo dal 1993 al 1996, fù la primissima compagnia a produrre materiale Nintendo al di fuori del territorio Giapponese, perchè proprio come la sua connazionale TecToy, la Playtronic produceva tutto il materiale in territorio nativo.

Bhè no. Non fù un successo.. nemmeno questa volta. Ma cosa era andato storto? Semplicemente vige la regola “chi arriva tardi male alloggia”.

Ufficialmente furono messi in commercio circa 40 giochi, tra i più famosi dalle varie case editrici di quegli anni. Oggi, ma come gran parte di questi giochi provenienti da territori simili, sono molto difficili da reperire e mi sono capitate pochissime occasioni di poterne vedere uno e/o addirittura poterlo acquistare.

L’unico gioco (e che gioco!) che attualmente sono riuscito a recuperare è SPARKSTER, bellissimo Action/Platform della Konami, creato dalle saggie menti di Contra Hard Corps.

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Ed ecco il box del gioco, nella sua “miracolosa integrità“. Il design, della confezione, delle istruzioni e della cartuccia, fù completamente ispirato alle versioni Americane.

A differenza però di quest’ultime, oltre a riportare le scritte in Portoghese e il logo PLAYTRONIC (presente in tutte le confezioni dei giochi), la regione della console era classificata come PAL-M (60htz) ma era anche in grado di leggere, senza blocchi, gran parte dei giochi americani NTSC-US.

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Il retro del box, anch’esso tutto scritto in portoghese, era nuovamente identico alle versioni Americane, con la differenza che riportava PLAYTRONIC come indicazione di produzione, licenza e commercio.

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Certo, ciò non toglie però che nella qualità delle immagini, relative al gioco, un piccolo impegno in più sarebbe stato apprezzato dai consumatori… sperando si tratti di un caso unico tra i suoi simili!

Anche la cartuccia fù proposta nello stesso stile delle versioni Americane, mentre l’adesivo sul retro fù modificato e reso unicamente disponibile per la lingua parlata in Brasile.

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E il suo libretto, in bianco e nero, con tutte le informazioni in medesima lingua. Queste versioni monocromatiche, in realtà, non sono esclusive di queste versioni ma si potevano reperire in alcune copie dei giochi NTSC-US realizzate, per conto di Nintendo, nella città del Messico. Sostanzialmente sono “copie” economiche, ove il risparmio sulla stampa a colori è la diversità maggiore di questi libretti. La pagina posteriore riporta la casella postale/indirizzo della PLAYTRONIC.

Lunga vita a SEGA Bras.. ehm, Nintendo Brasil!

A cura di Manuele “TheDeath”

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MegaDrive II By TECTOY Brasile

Viajar na maionese!” Che se cercate il blog di cucina, scusate, è il posto sbagliato!

“Una cosa molto assurda”, che fù la stessa identica cosa che pensai quando scoprì il mondo SEGA in Brasile, ma partiamo dagli inizi.

Se come molti di me si ricorderanno della fantastica GIG (nd. Giochi Preziosi), in Brasile sicuramente si ricorderanno inverosimilmente della loro TEC TOY.

Formata da ex dipendenti “Sharp“, la Tec Toy divenne, in pochi anni, una delle compagnie di pubblicazione/distribuzione più fruenti in tutto il territorio. Dopo aver fiutato la nuova ondata di business relazionata ai videogiochi interattivi, Tec Toy acquistò la licenza dei prodotti SEGA e si mise da subito alla commercializzazione dei suoi prodotti.

A differenza di Nintendo, che non ottenne nessun partner così convenevole, Tec Toy ebbe un successo INCREDIBILE, tanto che a quell’epoca, se si parlava di videogiochi, si parlava di SEGA Master System e Mega Drive. Fù così prorompente nel mercato che se ne continuò a parlare (e a uscire videogiochi in commercio) fino al 1997. Il Nintendo NES (Nintendhino, come lo chiamavano loro) e lo SNES erano praticamente INESISTENTI.

I videogiochi rilasciati furono davvero molti, alcuni di questi (i primi giochi a catalogo) erano distribuiti in bellissime confezioni cartonate, altre invece furono delle vere e proprie esclusive per il Brasile, come ad esempio Duke Nukem 3D o Yu Yu Hakusho Sunset Fighters.

Tec Toy però, a differenza della nostra GIG, non solo distribuiva e pubblicava, ma fabbricava anche tutti i suoi prodotti (console, giochi, accessori) all’interno del suo territorio, tutto ciò gli concesse di poter rilasciare revisioni hardware proprie, nuove console e nuove “versioni” a proprio piacimento.

Ed è qui che entra in gioco il MEGA DRIVE II che sono riuscito a reperire grazie ad un amico, ed è stata più un occasione unica che rara. Lo è stato perchè i Brasialiani, proprio come i Giapponesi, sono estranei a Ebay e utlizzano un circuito di commercio online dell’usato tutto loro (MercadoLivre) dove naturalmente, proprio come per Yahoo Auction, non è possibile acquistare in modo diretto, ma bisogna appoggiarsi a qualche amico (o agente) che acquista e spedisce per conto nostro. Ad aggiungersi al fatto che sono anche difficili da reperire posso garantire che è stato un momento più che fortunato!

Naturalmente la prima domanda è: “Perche si chiama MegaDrive 2? è chiaramente il primo modello (Europeo e Americano) che tutti noi ben conosciamo“. Qui subentra quanto anticipato prima, ovvero che Tec Toy, avendo piena licenza, poteva creare “revisioni”, vere o non, di tutto quello che produceva. In questo caso è stata una mossa commerciale per illudere il consumatore di un nuovo modello “con hardware interno migliorato”, in quanto il primo modello che tutti noi conosciamo fù realmente commercializzato, ma che effettivamente non aggiungeva nulla di nuovo rispetto a prima.

Quindi il Mega Drive 2 che è uscito da noi come lo hanno chiamato da loro?” Bhe facile no? Mega Drive III! Ma forse stò correndo un pò troppo!

Ritorniamo al nostro Mega Drive II

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Questa è la presentazione del box della console, oltre a includere Sonic The Hedgehog veniva mostrato il rendimento su una vera tv, i giochi disponibili, il master system converter e i contenuti generali della confezione.

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La disposizione all’interno del box, con un vano per la cartuccia di Sonic sotto la console stessa.

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E naturalmente la regina della festa! Prodotta interamente in Brasile. Il suo stile ricalca molto la versione Americana (Sega Genesis) che riporta la scritta HIGH DEFINITION GRAPHICS nella parte superiore, la sua esclusiva scritta MEGA DRIVE II, mentre sul retro riporta il logo TEC TOY, la zona di produzione e le specifiche della console con l’indicazione della licenza SEGA. La console è di regione “PAL” a 50Htz.

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Vari opuscoli e certificati di garanzia con codice numerico, riporta inoltre i centri di riparazione/sostituzione ufficiali in tutto il territorio Brasiliano.

Le istruzioni sono riportate in portoghese su un semplice manualetto in bianco/nero.

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Il classico controller a 3 tasti, che a differenza delle versioni PAL/JAP e USA ha la dicitura “MEGA DRIVE CONTROL PAD” anzichè “Computer VideoGame Control pad“, quasi a voler indicare l’esclusività del suo utilizzo.

L’alimentatore, che stranamente è sia pesante che molto grosso e ingombrante, riporta la dicitura del voltaggio (220V) e gli heartz di frequenza (50Hz)

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L’immancabile modulatore RF, l’incubo di ogni giocatore dell’epoca!

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E infine il gioco incluso, Sonic The Hedgehog. Il box, anch’esso stampato in brasile, ha un design della confezione tutto suo, con nuovi font e screenshot del gioco.

Il manuale, in portoghese, è completamente in bianco/nero, inclusa, teoricamente, la copertina.. ma può darsi che qualcuno ha avuto il momento “pittore” quel giorno…

A cura di Manuele “TheDeath”

16PICSELS 2016

Samsung Sega Saturn (Virtual-On)

Stesso posto, stessa solfa. Esattamente com’era successo per la Capcom (KOKOCAPCOM), le licenze commerciali in Corea costrinsero tutte le compagnie videoludiche “estere” ad adottare il metodo “Joint Venture“.

Se LG commercializzava il 3DO e la HYUNDAI il Super Nintendo, SAMSUNG si occupava dei prodotti made by SEGA. Nel 1996, dopo aver pubblicato il Master System (Alladin Boy) e il Mega Drive (Super Alladin Boy), arrivò il turno del Sega Saturn Giapponese, che fù rinominato semplicemente Samsung Saturn (spiacente caro aladino, sei acqua passata!)

Solamente 23 titoli furono pubblicati in Corea, tra questi era incluso Virtual On Cyber Troopers, bellissimo sparatutto/match arena in terza persona, inizialmente uscito nelle salegiochi verso la fine del 1995 e convertito quasi subito su PC e Sega Saturn.

Ho avuto modo di reperirne una copia tramite Ebay, circa 4-5 anni fà, ma da allora non ho mai visto altre copie in vendita, nè di Virtual On nè degli altri 22 titoli rimanenti in catalogo, salvo qualche caso sporadico.

Uno dei motivi principali fù che in Corea, verso la fine del millennio, vi fù un cambio di tensione elettronica in tutto il territorio, che passò da 110Volt (come in giappone) a 220Volt (come, ad esempio, in Italia). Questo cambio rese sostanzialmente l’elettronica “giacente” nel territorio come obsoleta e fù gran parte smaltita e reciclata.

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Complessivamente la copertina e il packaging del gioco, a prima vista, può indurre a pensare semplicemente ad una tipica versione giapponese, se non fosse per quel SAMSUNG grosso come una casa nella parte della Spine-Card, una vista da lontano ingannerebbe sicuramente.

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Il design della copertina è identica alla versione Giapponese, ma sul lato basso/destro è riportato SAMSUNG al posto di SEGA.

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Solo sulla parte posteriore della copertina vi è un vero e proprio riferimento a SEGA stessa, quasi come se non dovesse esistere e ne fosse completamente estranea in tutto e per tutto.

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Un adesivo sulla Spine-Card, nella parte posteriore, indica il prezzo di vendita per il nuovo (74,000 Wong = 56Euro al cambio attuale) e il prezzo dell’usato consigliato (?) (45,100 Wong = 34Euro al cambio attuale)

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Il Cd, dove SEGA viene quantomeno citata a grosse lettere

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E la Spine-Card, che è stranamente incollata al box esterno, su entrambi il lati (?)

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Il libretto è, naturalmente ma non troppo scontato, tutto in Coreano.

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Lato esterno senza Spine-Card, con il codice seriale GS-9612J

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A cura di Manuele “TheDeath”

16PICSEL 2016

Keep On Keeping On CAPCOM Korea!

Una delle ri-conferme assolute in rivoluzione interattiva, la Playstation 2!

Se in tutto il resto del mondo il nuovo bolide nero di Sony faceva parlare ben oltre se stessa, in Corea la situazione era decisamente diversa. Qui non erano le console “che parlavano di sè“, ma erano le compagnie stesse che fecero parlare dei loro prodotti su “una piattaforma di nuova generazione” non ben specificata…

L’eperienza media di un videogiocatore Coreano era l’import (Dal Giappone, Cina o Americhe) ma nessuna delle grandi compagnie videoludiche, che avevano già sondato il terreno negli anni passati, chi per conto loro e chi per conto di terzi (Nintendo, Sega e varie licenze MSX), aveva affondato le sue radici creando una vera e propria sede/filiale che gestisse il tutto per conto proprio.

CAPCOM fù una di queste, tra le prime in linea e con fondazioni di filiali già sparse nei punti chiave del globo.

Le licenze in Corea furono dei veri e propri macigni per le compagnie provenienti da fuori il territorio nativo e fù il motivo principale a causare una scarsa affluenza di compagnie estere, soprattutto in campo tecnologico e di intrattenimento visivo.

Tra le uniche opzioni disponibili, CAPCOM (ma come così, molte altre) si avventurò nei famosi “Company joint Venture” e fù spalleggiata da Enterprise Coco, una compagnia che si occupava già di distribuzione e pubblicazione di videogiochi e apparecchi d’intrattenimento all’interno del territorio Coreano.

L’unione delle due compagnie diede luce alla KOKO CAPCOM, prima sede ufficiale in Corea, che oltre a richiamare il nome della partnership era l’abbreviazione delle parole Keep On Keeping On, indicando appunto il forte intento d’espansione da parte di Capcom stessa.

Ufficialmente la compagnia nasce nel 29-Giugno-2001 furono pubblicati i primi 3 titoli il 22-Febbraio-2002: Maximo, Devil May Cry e Onimusha. Una partenza con il botto, con subito all’attivo 3 titoloni da richiamare attenzione immediata.

Grazie a uno dei miei amici, nonchè uno dei maggiori collezionisti in Corea, sono riuscito a recuperare Clock Tower 3 (Pubb. 22-05-2003) e Chaos Legion (Pubb. 27-03-2003), un piccolo “bottino”, poichè la reperibilità di questi giochi è molto scarsa oggigiorno, tenendo presente che la comunità di collezionisti in Corea vanta un numero non indifferente.

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Le copertine sono essenzialmente d’ispirazione Giapponese (in questo caso, gli artwork sono identici), così come il tipico box NERO, che ebbe luce anche in Europa per le prime release dei giochi e fù sostituito con il classico colore Blu, mentre il colore nero fù mantenuto in America e in Giappone, oltre che in Corea.

La classificazione della regione venne mantenuta a NTSC-J (il formato Giapponese) ma nonostante questo, sia i giochi che i libretti erano esclusivamente scritti e sottotitolati in Coreano e in nessun’altra lingua.

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Sul box è presente sia il logo della KOKO CAPCOM, sia quello della CAPCOM stessa, le compagnie si distinguevano tra loro, nonostante fossero praticamente un unica cosa in ambito territoriale…

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Infine, per quanto riguardava i giochi CAPCOM, ogni confezione includeva una carta numerata, con la quale era possibile partecipare ad eventi speciali organizzati.

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Il mio caro amico mi accennò che con queste tessere aveva partecipato ad alcuni eventi, completamente sponsorizzati, dove era possibile provare in anteprima nuovi giochi in uscita, vincere premi e videogiochi (in caso di avvento con giorno di lancio), tutto naturalmente CAPCOM branded.

Tutto bello non trovate? Bhè… fù un insuccesso.

Dopo una line-up degna di nota, i titoli che furono presentati successivamente, nell’intento di stuzzicare il palato proponendo titoli Occidentali, gentilmente “offerti” da UBISOFT  che si mise nel mezzo occupandosi di uno spargi voce primario in cerca di terreno fertile, mise le poche persone interessate in completo disinteresse immediato.

Splinter Cell, Rayman 3 e Batman Rise Of Sin Tsu furono i titoli che misero uno STOP grosso come una casa, portando la lenta e imminente chiusura della KOKOCAPCOM nel 2005.

“Rovinati da un favore”, risponderei così se mi venisse chiesto.

A cura di Manuele “TheDeath”

16PICSEL 2016

 

 

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